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334 a.
C. Alessandro I d'Epiro accetta le suppliche dei tarantini che lo
invitano in Italia per salvarli dai Brettii e dai Lucani. Dopo
Archidamo di Sparta, ora è lui l'alfiere della grecità italiota, ma in
realtà è mosso anche dall'urgenza di pareggiare gli iniziali
insuccessi asiatici di suo nipote, il futuro Alessandro il Grande.
Molti anni orima Aristotele ha suggerito loro, in maniera enigmatica,
di partire alla conquista della terra in direzioni opposte.
Inizialmente nessuno sembra in grado di fermare l'Epirota, i suoi
valenti generali e il suo splendido cane molosso, ma poi, il suo
compito si rivela più arduo di quello toccato in sorte a suo nipote:
l'Italia non è governata da un uomo solo, né la difendono servi
strappati alla terra; è un coecervo di popoli riottosi dal valore
forgiato in secolari guerre intestine e vi operano pericolose sette
filosofiche.
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